martedì 20 dicembre 2016

Avvento-Natale 2009

Tempo di Avvento-Natale e 25 dicembre 2009

“Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore!” Così, carissimi, pregheremo la notte di Natale e questo deve sempre ricordare ogni credente, la Chiesa tutta. Questo deve ricordare ogni giorno la nostra comunità “Oggi è nato per noi il Salvatore”, Cristo Signore. Il Figlio amato dal Padre che per lo Spirito Santo scende dall’unione della Trinità e vive nella nostra umanità per la sua salvezza. Lode grande a Dio che ci ama di immenso amore, lo lodi la Chiesa tutta, gli angeli in festa e tutte le creature! Sappia la nostra comunità di Portile risvegliare in sé ogni giorno questa certezza: viene Cristo e ci salva. Il tempo di Avvento che ci apprestiamo a vivere è tempo prezioso per risvegliare noi e i sentimenti della vigilanza, dell’attesa, dell’andare incontro al Signore che viene. Molteplici sono le iniziative che la nostra comunità parrocchiale metterà in atto durante questo periodo in cui iniziamo l’anno liturgico, sia di ordine spirituale che di impegno aggregativo e caritativo. L’avvento sia per noi tempo propizio e favorevole per imparare dal profeta Isaia, da San Giuseppe e da tutti i santi come sviluppare una comprensione sempre più concreta e pratica del grande mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Come Maria, Vergine benedetta, che con il suo sì ha permesso all’amore di Dio di diventare carne, che ha portato in grembo quel bambino e con dolore (inteso come Addolorata) lo ha partorito, ognuno di noi nutrito e animato dalla Parola di Dio e dai sacramenti sappia far nascere in sé Cristo-carità che è amore per e verso Dio e gli uomini. Vieni Gesù e conducici fino al Cielo. Portaci nella Comunione dei santi, vivi e abbagliaci della tua luce. Possa davvero ognuno di noi e la nostra comunità tutta essere e operare nella speranza sensibile e vera del Dio-Bambino nella stalla di Betlemme e, in questa speranza, avere cura di tutti coloro che la abitano e che la incontrano, in particolare i sofferenti, i malati, coloro che sono soli. Non avremo bisogno di molte parole se arriveremo a quel momento in cui la luce del Signore che viene inonderà i nostri cuori, se i nostri cuori saranno pronti ad accoglierlo con le liturgie, le novene, le adorazioni eucaristiche e le meditazioni sulla Parola di Dio; e l’amore concreto che crescerà tra di noi sarà il segno efficace della verità dell’indispensabile preghiera. E il numero cospicuo di fotografie che trovate in questo bollettino, che documentano le attività formative e aggregative della parrocchia, vuole essere il segno e l’auspicio di quelli che speriamo siano anche per il nuovo anno ulteriori frutti scaturiti dalla grazia che il Signore ci dona nei sacramenti e nella sua Parola.

Buon Natale a tutti voi!

Il parroco Don Fernando Bellelli


venerdì 9 dicembre 2016

Il primo editoriale di don Fernando: novembre 2009

Carissimi parrocchiani di Portile e Paganine,
è con grande gioia che scrivo per la prima volta sul nostro bollettino dopo il mio ingresso come vostro parroco. I mesi di agosto, settembre e ottobre per noi sono stati estremamente intensi. Lo documentano le testimonianze fotografiche che arricchiscono visivamente le pagine che avete tra le mani: si comincia con un salto indietro, ricordando l’ordinazione del nostro diacono, un grande dono per la nostra parrocchia e per tutta la diocesi. Si continua, poi, con il saluto a Don Giuliano, che successivamente abbiamo accompagnato nel suo ingresso a Formigine. Abbiamo voluto, anche, volentieri e doverosamente, dare tempo e spazio alle nostre suore, che impreziosiscono queste pagine, oltre che la vita della nostra comunità, con particolare attenzione alla scuola materna. Sempre a proposito di saluti diamo documentazione affettuosa e grata del saluto a Don Bruno, che nel mese di ottobre si è trasferito a Formigine, mantenendo tuttavia la cura pastorale delle parrocchie si San Martino e Santa Maria di Mugnano. Nel mese di settembre abbiamo avuto anche l’ordinazione sacerdotale e la prima solenne celebrazione eucaristica del nostro parrocchiano Antonio Viola, altro momento molto significativo e bello, carico di particolare preziosità in questo anno sacerdotale e in questi tempi dove le parrocchie faticano ad esprimere vocazioni di speciale consacrazione e al sacerdozio.
Come consiglio pastorale ci è sembrato utile pubblicare prossimamente il discorso del saluto che avete fatto con un rappresentante della comunità parrocchiale il 6 di settembre. Si tratta di un discorso molto intenso e pensato, della verità e validità del quale ho potuto rendermi conto già in questi primissimi riscontri di vita pastorale (a questo proposito è saggio ricordarci a vicenda al Signore nella preghiera). Abbiamo iniziato proprio da uno dei fiori all’occhiello della pastorale parrocchiale: la sagra! Tutti noi abbiamo innanzitutto constatato la validità della nuova struttura che in questi mesi è in fase di ultimazione nella sua realizzazione pratica, e ci ha permesso di incrementare i nostri risultati da tutti i punti di vista. Di questo ringraziamo il Signore e ringraziando Lui ringraziamo anche tutti coloro, e sono tantissimi, che si sono prodigati in molteplici modi per la riuscita della nostra sagra, sia dal versante ludico-aggregativo, sia dal versante formativo-spirituale, cercando di crescere sempre più. Questo bollettino esce in occasione della solennità di tutti i santi e della solenne commemorazione di tutti i fedeli defunti. I recenti e dolorosi lutti che la nostra parrocchia ha dovuto affrontare in questi mesi ci ricordano quanto è fragile la nostra vita umana e quanto è un bene così inestimabile e prezioso da dover essere vissuto ogni istante nella sua pienezza, che sprigiona una bellezza che viene direttamente da Dio: la gloria della sua croce, di Risorto. Per questo è veramente importante ed essenziale, potremmo dire addirittura più che necessario, che la nostra vita sia alimentata da una fede che, nutrita dalla Parola di Dio e dai sacramenti e dalla condivisione del servizio nella comunione, ravviva in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (in una prospettiva missionaria). A questo proposito non ci dimentichiamo dei matrimoni e dei battesimi celebrati in queste settimane e tutti affidiamo al Signore. Celebrando la Santa Messa al cimitero e ricordando tutti i nostri cari defunti noi non solo compiamo un’opera di misericordia corporale, ma molto di più incentiviamo quella comunione con Dio che sola può essere la sorgente della nostra speranza e il principio di una autentica vita comunitaria e fraterna.
Con questi sentimenti nel cuore possiamo assaporare con la memoria ancora fresca gli eventi dei cambiamenti che hanno coinvolto Don Giuliano, Don Bruno, le suore e il parroco: sono tutti momenti in cui i passaggi sono stati come tappe del pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste, per farci incontrare come popolo di Dio il Signore in profondità, sperimentando che la sua presenza va ben al di là delle nostre vedute umane, e si estende per l’eternità delle beatitudini nella comunione dei santi.

Vostro don Fernando





lunedì 5 dicembre 2016

Iniziamo dal principio: la prima omelia del 6 settembre 2009

II gesto di Gesù, narrato dal vangelo di questa domenica, nella liturgia, si attualizza in un gesto compiuto nella Chiesa per l'iniziazione dei catecumeni.  Nel rito del Battesimo, infatti, attualmente in vigore, il gesto dell'effatà è stato portato alla fine, tra i segni di conclusione e di augurio. Mentre tocca le orecchie e la bocca del battezzando, il celebrante dice: «II Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola e di professare la tua fede a lode e gloria di Dio Padre». È proprio dallo stretto legame che sussiste tra la Parola di Dio e la liturgia che scaturisce tutta la grazia per la vita della parrocchia. È l'autorità della Parola di Dio il fondamento dell'efficacia dei sacramenti. La fede nasce dall'ascolto. La legge di Dio ha la sua origine dall'ascolto della voce del Signore. E come Mosé riceve la legge dello shema-ascolta Israele, così il profeta Elia riconosce la voce del Signore in un silenzio leggero. 
È ovvio che qui non si tratta di un ascolto semplicemente materiale, ma di un ascolto sensibile che è il frutto di un'anima desiderosa di entrare in comunione con il Signore. Anche nel battesimo del Signore Gesù e nella sua trasfigurazione si ode la voce del Padre dal cielo che dice per mezzo dello Spirito: “Questi è il mio Figlio Unigenito, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo”. L'ascolto della parola da parte di Maria Santissima è così perfetto che nel suo grembo verginale la Parola eterna che è il Verbo si fa carne.
In questo giorno il Signore Gesù ci esorta ad esaminare la nostra coscienza proprio sulla capacità di ascolto. Il nostro cuore è realmente sintonizzato sull'ascolto, e sull'ascolto della Parola di Dio? L'anno sacerdotale che stiamo vivendo è un anno profondamente propizio proprio perché ci permette di riflettere attentamente sull'identità del ministero del prete, e del parroco nello specifico, al quale sono affidati i doni di Dio per l'edificazione del suo popolo: nel rito d'ingresso che abbiamo appena celebrato infatti si è dato risalto alla Parola di Dio, in primo luogo, che ci introduce a comprendere l'importanza della celebrazione dei sacramenti, segni efficaci e simboli reali dell'amore di Cristo per la nostra vita nella misura in cui effettivamente mettiamo la nostra vita in sintonia con la voce dello Spirito Santo.
Con ogni probabilità il contesto culturale nel quale viviamo oggi è proprio quello nel quale rischia di venire a mancare l'elemento principale, prioritario e primordiale dell'ascolto. Mettersi in ascolto significa dare tempo, dedicare tempo, donare tempo, ordinare il tempo personale, familiare, ecclesiale e sociale in base a priorità motivate da scelte concrete. 
Carissimi parrocchiani e tutti quanti siamo qui intervenuti oggi, diamoci tempo. Diamo tempo innanzi tutto al Signore, e il Signore farà fruttare il nostro tempo ben di più e meglio degli investimenti che noi riterremmo i più vantaggiosi. Dando tempo al Signore nell'ascolto della Parola, nella celebrazione eucaristica, nell'adorazione eucaristica, nella partecipazione alla vita della parrocchia non solo affineremo il nostro udito ma anche la nostra capacità di comunicare il Vangelo in questo mondo che cambia e che interpella profondamente come Chiesa non solo a causa della crisi economica, ma più radicalmente ancora della crisi educativa che stiamo attraversando. E' solo dall'ascolto dello Spirito Santo che si può passare dalla Babele della discordia alla sinfonia della verità della Pentecoste. È solo la soprannaturale imprevedibilità e fantasia dello Spirito Santo a darci i criteri per rimanere fedeli al Vangelo, all'autentica tradizione della Chiesa, non ultima a quella che ci arriva anche attraverso il suo magistero sociale e sulla persona umana. 
Se vogliamo essere veramente capaci di trovare soluzioni nuove ai nuovi problemi di oggi, che ci richiedono di elaborare risposte e linguaggi nuovi, senza rimanere nel contempo vittime di un inseguimento vano della moda all'ultimo grido, questo è possibile solo nella misura in cui, come ci ricorda il santo curato d’Ars, sappiamo metterci con la semplicità dell'agricoltore davanti al tabernacolo ed in silenzio sentire su di noi lo sguardo di Cristo e a questo sguardo corrispondere affidando completamente nelle sue mani le nostre volontà, per il bene delle nostre famiglie. Se dall'ascolto del Signore sapremo trarre quella docilità che ci permette di far sì che sia lui ad agire attraverso di noi che siamo la sua Chiesa, allora la comunicazione con la società di oggi non sarà conflittuale bensì proficua e feconda, così da rendere possibile per noi, nel dialogo, l'annuncio e la testimonianza della fede e nel contempo così da rendere possibile l'edificazione di una società globale più giusta, dove, come ci ricordano anche le prime due letture, è la predilezione del Signore per gli ultimi, i più poveri, che per lui sono i primi, che porta a riconoscere che il bene più prezioso che abbiamo è la dignità che tutti ci accomuna: quella di creature redente e di figli di Dio amati appassionatamente e incondizionatamente dall'unico Padre che tutti ci rende fratelli, nella personalità, originalità e nei talenti e carismi propri di ciascuno. San Ruffino, San Geminiano e tutti i santi intercedano per noi, perché anche attraverso questa eucaristia, possiamo giungere insieme al banchetto delle nozze eterne.

Desidero ringraziare in modo particolare Monsignor Arcivescovo [Benito Cocchi] per la fiducia che mi ha accordato designandomi come parroco di Portile. Salutando in questi giorni la parrocchia della Madonnina e di Freto mi sono sentito rivolgere dai giovani in particolare un segno di affetto che a mia volta faccio mio e porgo all'Arcivescovo. I parrocchiani della Madonnina mi hanno detto che la mia partenza offre loro la possibilità di far fruttificare tutti i semi che ho seminato in questi anni con loro. Per questo con loro prego. All'Arcivescovo che mi ha ordinato sacerdote desidero dire che la sua fiducia nei miei riguardi cercherò di spenderla con tutte le mie energie perché i frutti del ministero qui a Portile siano certamente offerti al Signore, ed in questa offerta siano anche il ringraziamento a colui che è il padre ecclesiale e sacramentale del mio sacerdozio. In questo grazie c’è tutto il grazie al Signore che mi ha dato la vita e la vocazione all'ordine sacro, in questo grazie c’è tutto il grazie alla mia famiglia, a tutta la mia famiglia, ai miei confratelli, a tutti i miei confratelli, sia quelli qui presenti che quelli che non sono qui fisicamente ma certamente sono uniti a noi nella preghiera in questo momento. In questo grazie, infine, c’è tutto il grazie a coloro che mi hanno fatto del bene e alla parrocchia di Portile che oggi mi accoglie. Questo grazie si fa preghiera, si fa eucaristia perché il Signore ci aiuti ad essere fedeli alla sua volontà.